Silun – Rozzo – Colmo

Rozzo

S. Rocco

Rozzo è una cittadina medievale fortificata da mura, tra le quali si apre un originale portale d’accesso ben conservato. Nello spazio tra il portale e lo spessore delle mura, vi è un piccolo lapidario che testimonia l’importanza strategica della zona sin dall’antichità. Ma se in tempi più antichi gli insediamenti sorgevano in pianura, nel Medioevo si preferiva sfruttare le alture che offrivano postazioni meglio difendibili. Entro la cinta muraria, gli abitanti di Rozzo eressero anche alcune chiese.

La chiesa parrocchiale di S. Bartolo, con un presbiterio gotico coperto da una volta stellata a costoloni, non è stata mai esplorata e per ora non si sa se contenga o meno degli affreschi. 

Le ricerche confermano invece la presenza di affreschi nella cappella di S. Antonio, di cui purtroppo si sono conservati solo alcuni frammenti, tra l’altro difficilmente interpretabili. Tra questi è degno di nota un famoso graffito raffigurante l'alfabeto glagolitico – “L’abbecedario glagolitico di Rozzo”: è un reperto degli inizi del XIII secolo inciso nella croce di consacrazione.
Nel presbiterio di S. Rocco si sono conservati due strati di affreschi. Il più datato, risalente al XIV secolo, s’intravede solo in parte, ma tanto basta per riconoscere le scene del martirio dei SS. Pietro e Paolo, fra le quali è raffigurato il Miracolo di San Giacomo. Sono ricoperti da un altro strato di affreschi che riconducono alla cerchia di quel Giovanni da Castua che abbiamo già incontrato a Cristoglie, Gradischie di San Canziano e Popecchio e che incontreremo ancora a Barbana e a Madonna dei Campi, presso Visinada. Nella parte inferiore del dipinto si osservano delle arcate con una serie di apostoli; nella fascia superiore, più danneggiata, possiamo intravedere Cristo in gloria. La scena è riconoscibile grazie alla presenza di un leone e di un’aquila con dei rotoli, simboli degli evangelisti Marco e Giovanni, che in compagnia di un bue (Luca) e di un angelo (Matteo) circondavano il trono sul quale sedeva Cristo. Gli affreschi furono inizialmente datati attorno al 1470; in seguito, un restauro riportò alla luce un graffito in glagolitico che spostò la datazione agli ultimissimi anni del XV secolo. Il graffito non è altro che la firma autografa di Šimun Greblo, un noto prete glagolitico originario di Rozzo. Le tracce che egli ha lasciato hanno permesso una più precisa datazione degli affreschi e, d’altro canto, hanno introdotto un nuovo settore di studi paralleli sui  graffiti glagolitici che spesso accompagnano gli affreschi istriani.

A Rozzo è in mostra anche una riproduzione della pressa istriana che un tempo si usava per stampare gli incunaboli (compresi quelli in caratteri glagolitici), libri nati nel XV secolo, agli albori della stampa europea.

Print pagina Invia ad un amico