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Il quieto
Questa perla paesaggistica infonde un tocco di pacatezza all’ameno panorama istriano, celando però un segreto: in passato ebbe un ruolo determinante. Il Quieto nasce nel Pinguentino, precisamente nella Valle di Kotli, ed è il fiume più lungo dell’Istria (32 km). Fluendo verso il mare attraversa la vallata di Pinguente e Montona, scorre sotto il ponte di Ponte Porton e va a sfociare nei pressi di Antenal. Per tutto il suo corso è alimentato da vari tributari da ambo i lati. La prima menzione si riscontra in una versione dell’avventurosa leggenda degli Argonauti, versione dalle tinte piuttosto irreali. Si narra degli eroi greci che, dopo essersi impadroniti del vello d’oro nel 1200 a.C. sulle coste dell’Asia Minore, attraversarono mari, fiumi e acque sotterranee raggiungendo infine il Quieto, sui cui pendii fissarono dimora.
Nell’antichità la foce del Quieto era navigabile grazie a un traghetto che collegava la zona di Cittanova con questi territori. Alla foce si è sviluppata la località di Antenal, ai tempi di Roma porto di snodo tra varie traiettorie marittime e terrene. Vi potevano attraccare anche le navi di una certa stazza. Il porto di Antenal ha funzionato a pieno regime fino al Medioevo: era tra i più grandi scali dell’Adriatico settentrionale e talvolta vi erano ormeggiate anche una cinquantina di navi battenti le bandiere più disparate.
Nel periodo in cui il Quieto fu maggiormente trafficato, nelle vicinanze del fortilizio S. Giorgio, era stata disposta una piccola banchina, i cui attracchi di pietra esistono tutt’oggi: verosimilmente era una postazione dove si pagava il pedaggio per la navigazione. Anche i porticcioli Pešine e Nengon (nei pressi di Villanova di Parenzo) servivano alla popolazione di Verteneglio e Crassizza per il trasporto di vino, olio, grano, frutta e legna: scedevano il corso del fiume fino al mare per poi proseguire alla volta di Trieste e Venezia. Questi porticcioli furono dismessi completamente nel corso del XIX secolo e oggi sono ricoperti da melma e depositi di terra.
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