- Gradischie di San Canziano – Capodistria
- Popecchio – Sanigrado – Cristoglie
- Silun – Rozzo – Colmo
- Draguccio – Passo – Gradigne – Moncalvo
- Pèdena – Gallignana – Lindaro
- Pisino – Vermo
- Portole – Circoti – Raccotole di Montona
- Visinada – Madonna dei Campi, presso Visinada – Santa Domenica di Visinada
- Visignano – Mondellebotte – Parenzo
- S. Lorenzo del Pasenatico – Madonna del Lago
- Sorici – Duecastelli – Canfanaro
- Gimino – Sanvincenti
- Valle – Valmadorso – Fasana – Pomer
- Bicicci – Barbana – Prodol
- Iessenovizza – Villanova d’Arsa – Vragna
- Fianona – Bersezio – Laurana
Pisino – Vermo
Vermo
S. Maria delle Lastre
Lasciandoci alle spalle Pisino e proseguendo il nostro itinerario, Vermo ci si presenta davanti all’improvviso. Scorgiamo la punta del campanile, mentre il paese, nascosto da un fitto bosco, s’intravvede appena. Una cinquantina d’anni fa, il colle presentava ancora le tipiche coltivazioni a terrazzo, il che offriva una visuale del tutto diversa di questa acropoli, le cui peculiarità sono rimaste immutate sin dai tempi della preistoria e del Medioevo.
Gli affreschi della chiesa di S. Maria delle Lastre sono i dipinti murali più conosciuti dell’Istria e, accanto all’Arena di Pola e alla Basilica Eufrasiana, rientrano tra i monumenti culturali più famosi. Gli affreschi, di epoca tardo-gotica, furono ultimati l’8 novembre 1474 dai collaboratori del maestro Vincenzo da Castua, su commissione della confraternita di S. Maria, di cui c’informa l’iscrizione latina dipinta sulla parete meridionale, sopra la porta laterale. Entrando da qui, sulla spalletta destra, scorgiamo subito l’insolita raffigurazione di un folle. Pochi istanti perché la vista si adegui alla penombra degli interni e, come in un teatro di burattini, sorgono le figure dei santi entro campi incorniciati da foglie di acanto. Le raffigurazioni della vita di Maria e Cristo si mescolano a scene tratte dalle vite dei santi. Una delle immagini realizzate con maggior perizia è il Battesimo di Cristo, la cui figura può reggere il confronto con tutte le opere moderne di provenienza sub-alpina. I personaggi ben delineati, come Giuseppe in fuga verso l’Egitto e re Davide con il violino, stonano con le figure abbozzate dell’Entrata a Gerusalemme e della Veglia sul Monte degli Ulivi. La componente rustica di queste illustrazioni indusse i ricercatori a definirla quale espressione di un artista locale. Sulla parete occidentale vediamo le immagini del Peccato originale e della Ruota della Fortuna sovrastate da una Danza macabra che desta l’interesse dei visitatori. È una delle più antiche illustrazioni su questo tema, comparse dopo l’epidemia di peste bubbonica. La paura della morte e l’uguaglianza di tutti davanti all’inevitabile fine della vita ci preoccupano ancor oggi, indipendentemente dal ceto sociale o fascia d'età. Accanto agli scheletri che ballano camminano, in una processione silenziosa verso la tomba aperta, il mercante e il cavaliere, il mendicante, il bambino e il locandiere, nonché i massimi rappresentanti del potere temporale e spirituale. La morte in persona, a suon di cornamusa, dà il ritmo agli scheletri danzanti. I personaggi disegnati con precisione, dalla volumetria chiara e delicata, come pure l’equilibrio compositivo e coloristico nel complesso, ci convincono della bravura dell’autore. Gli influssi dei fogli grafici tedeschi e olandesi, come quelli del Maestro con i rotoli, ci indicano nuovamente che la formazione artistica di Vincenzo va cercata quanto più vicino alle origini del gotico settentrionale, il cosiddetto Knitterungstil (drappeggi fortemente spezzati, pieghe tubolari), tipico dell’area corrispondente all’odierna Carinzia.
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