Draguccio – Passo – Gradigne – Moncalvo

Passo

S. Vito

Venendo da Bogliuno, v’imbatterete in un’altura dove sono situati il cimitero e la cappella di S. Vito; da qui la vista spazia verso Passo. È proprio questo il luogo da cui l’artista che realizzò le illustrazioni per il volume di Valvasor Slava vojvodine Kranjske (La Gloria del Ducato di Carniola) immortalò il paese. Da allora poco o niente è cambiato, tranne il castello ora andato in rovina e coperto dall’edera; se per gli appassionati d’arte questa è una cattiva notizia, non lo è per gli amanti degli asparagi selvatici che qui crescono a volontà.

La chiesa presenta degli esterni semplici con un campanile a vela per tre campane e una loggia addossata alle pareti settentrionale e meridionale che funge da riparo dai venti. L’interno presentava un presbiterio con due absidi inscritte, abbattute in epoche successive. Questa tipologia risulta essere una peculiarità istriana, di cui torneremo a parlare in seguito. Gli unici affreschi conservatisi sono quelli sulla parete orientale, mentre del corpo dell’abside abbattuta non è rimasto che il segno. Ciò che più conta è comunque il significato storico-culturale degli affreschi dipinti da Alberto da Costanza, città della Germania meridionale che sorge sulle sponde dell’omonimo lago (Bodensee). Costanza balzò all’onore delle cronache per il concilio ecclesiastico che vi si tenne all’inizio del XV secolo, epoca che vede predominare, specie nelle zone alpine, il cosiddetto “stile tenero”, indirizzo stilistico sviluppatosi sulle fondamenta del gotico internazionale e che traspare anche nelle opere di Alberto. Al posto dell’abside sinistra rimossa, si trova una Madonna con il bambino, seduta su un trono gotico riccamente intagliato e traforato quasi fosse un pizzo. Il velo sul suo capo si ammorbidisce in un gioco di pieghe, originando un senso del volume senza precedenti. Dietro a questa scena scorgiamo Dio seduto in trono che regge tra le sue braccia Cristo crocifisso (composizione nota con il titolo di Trono di Grazia). In mezzo è dipinta la colomba dello Spirito Santo che completa quest’immagine peculiare della SS. Trinità. Il grafismo, evidenziato nell’accurato disegno dei capelli e della barba di Gesù, è un tratto tipico dello stile di Alberto da Costanza.

In Istria Alberto si sentiva come a casa, quindi spesso firmava le sue opere in lingua croata, usando la scrittura glagolitica. Le ricerche più recenti gli attribuiscono anche gli affreschi di Pedena, Valle, Iessenovizza, Fianona, Bersezio, Laurana.

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