Pèdena – Gallignana – Lindaro

Gallignana

Madonna del Calvario

Gallignana con i suoi tanti eventi è una località di richiamo: alla festa della minestra si può gareggiare in groppa ai muli, si può assistere al raduno delle automobili d’epoca, alla rassegna dei vini dell’Istria centrale, al Presepe vivente, alla gara di mountain bike Downhill e al festival musicale Melodie dell’Istria e del Quarnero. Il villaggio si trova sulla strada che collega Pisino (centro amministrativo del Principato di Pisino) con Pèdena (un tempo centro della diocesi). A Gallignana i vescovi di Pèdena avevano la loro residenza estiva. Uno dei monumenti urbanistici più considerevoli dell’Istria, almeno dal punto di vista ambientale, nasce quasi di getto, nel corso del XV e XVI secolo: lo testimoniano le date riportate su numerosi edifici abitativi e di culto. Il reperto  più antico è un crocefisso custodito nella chiesa di S. Eufemia: oltre  a rappresentare un capolavoro dell’incisione lignea in epoca romanica, è uno dei cinque crocefissi romanici rinvenuti in tutta l’Istria. La via Pod Fumiju offre l’esempio più caratteristico e meglio conservato del fitto tessuto urbanistico con case a due piani accalcate a schiera nella strada. In un’urbanizzazione di questo genere risaltano maggiormente gli edifici fortificati, fra i quali si distingue la torre rinascimentale. A dare un tono urbanistico al tessuto di Gallignana, oltre alle strutture fortificate ai margini dell’insediamento, intervengono anche gli edifici sacri. La piazza centrale, da sempre cuore pulsante della vita comunitaria, è delimitata da due edifici di considerevole valore architettonico: il palazzo Salomon (in stile gotico fiorito veneziano) e la chiesa di S. Antonio (con peculiarità settentrionali), cappella dei vescovi di Pèdena.

Proprio al centro della piazza si colloca la cappella di S. Maria, uno degli esempi più ragguardevoli dell’architettura sacra gotica in Istria. L’epigrafe murata sul lato superiore destro della facciata informa che la chiesa fu commissionata da un residente, tale Petar Beračić; probabilmente costruita da un mastro costruttore locale (Dento), fu  consacrata il 5 agosto 1425 dal carinziano Grgur, vescovo di Pèdena. La chiesa è interamente realizzata con massicci blocchi di pietra grigia levigata, estratta dalla cava gallignanese. Tutt’attorno all’edificio la base sporge dalla facciata a mo’ di panchina: questo espediente l’ha resa un vero luogo di ritrovo e il centro della vita comunitaria. Il cornicione è costituito da grosse lastre di pietra poggianti su delle mensole massicce e prominenti, mentre il tetto è ricoperto da lastre di pietra, in Istria comunemente chiamate  scrile (grosse scaglie di pietra). Nel XVII secolo sul davanti della chiesa è stata annessa una loggia. Lungo l’edificio si trova una pietra con incavate le misure per le decime, importante accessorio per il commercio e le misurazioni dei tributi che la popolazione locale doveva alla Chiesa e ai feudatari. Simili strumenti di misura si sono conservati anche a Pèdena, Gologorizza e Barbana.

Agli interni della chiesa hanno lavorato tre diversi pittori. Non tutte le pareti sono state decorate; gli affreschi occupano soltanto l’area del presbiterio, prassi che nel Medioevo, in questa zona, era piuttosto comune. Sull’intonaco più antico e non dipinto riscontriamo delle croci di consacrazione, il graffito di una nave e un’iscrizione gotica con caratteri latini in lingua croata Stara baba Wchossa incisa nell’intonaco fresco. Sulla parete settentrionale grazie all’attributo della chiave, identifichiamo S. Pietro accanto a un altro apostolo che, grazie al libro, riconosciamo essere S. Paolo. Le teste si sono purtroppo sgretolate, ma la rifinitura dei drappeggi e delle mani rivela una pittura di qualità, realizzata secondo la tradizione trecentesca. In altre scene si individua la mano di un pittore diverso. L’Adorazione dei Magi occupa la maggior parte della parete orientale. Nelle arcate sottostanti sono raffigurati una serie di santi in mezzo ai quali, sotto la finestra, due angeli reggono il velo di Veronica. Questi affreschi gotici sono stati poco studiati, ma per il colorito, gli ornamenti, i dettagli dei volti e del drappeggio sono molto simili ai dipinti murali della chiesa di S. Antonio a Barbana. Sulla parete meridionale nel disegno preparatorio c’è la bozza dell’Annunciazione. L’immagine della Deposizione nel sepolcro nella lunetta del presbiterio è riconducibile al maestro Domenico da Udine. La sua bottega, oltre ad aver dipinto la chiesa di S. Maria a Gallignana, ha affrescato numerose altre chiese istriane. Possiamo quindi affermare che Domenico, assieme al locale Antonio da Padova, è il pittore più prolifico del XVI secolo. Lo incontreremo nuovamente nella vicina Lindaro.

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