
- Gradischie di San Canziano – Capodistria
- Popecchio – Sanigrado – Cristoglie
- Silun – Rozzo – Colmo
- Draguccio – Passo – Gradigne – Moncalvo
- Pèdena – Gallignana – Lindaro
- Pisino – Vermo
- Portole – Circoti – Raccotole di Montona
- Visinada – Madonna dei Campi, presso Visinada – Santa Domenica di Visinada
- Visignano – Mondellebotte – Parenzo
- S. Lorenzo del Pasenatico – Madonna del Lago
- Sorici – Duecastelli – Canfanaro
- Gimino – Sanvincenti
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- Fianona – Bersezio – Laurana
Portole – Circoti – Raccotole di Montona
Raccotole di Montona
S. Nicolò
Partendo da Circoti, possiamo raggiungere Raccotole di Montona passando per Montona e svoltando a Caroiba verso Parenzo. La chiesa di S. Nicolò è annessa al cimitero. Gli affreschi furono scoperti nel 1925 dal sacerdote Luka Kirac, riformista istriano. Fino ad ora sono stati erroneamente attribuiti alla tradizione giottesca. Sono fra i rari affreschi di indubbia origine veneziana conservati in Istria.
Le scene si ispirano alla leggenda di S. Nicolò. La rappresentazione della nascita del santo sulla parete meridionale è una delle meglio conservate di questo ciclo. È collocata entro una cornice architettonica con raffigurato in primo piano il letto della partoriente ricoperto da una tenda. La madre di S. Nicolò distesa ed esausta accarezza il figlio. Fra i personaggi sullo sfondo attira la nostra attenzione una donna che si avvicina con un recipiente contenente un pollo arrosto. Nella scena di S. Nicolò che taglia un albero sono ben conservate alcune teste dei cittadini che dal portale d’accesso alla città osservano il santo che, compiendo quest’atto, scaccia i demoni pagani che dimoravano nell’albero. Le scene della vita del santo sono dipinte con una gamma di colori e tonalità relativamente ampia; anche il disegno ha tratti decisi. I volumi dei personaggi sono chiari, i movimenti dettati dall’azione e i volti individualizzati. L’incarnato è realizzato con il contrasto dei colori verde pastello e rosa. Il volume è ricavato da un disegno scuro, evidenziato da pennellate di bianco. Nell’abside si sono parzialmente conservati alcuni santi che, seppur simili a quelli nella navata, presentano dei colori un po’ più vivaci, probabilmente perché sono stati restaurati in tempi diversi e con materiali diversi. Si riteneva che questi quadri fossero opera di un’altra bottega, ma l’analisi morelliana dei dettagli (in particolare i colli gozzuti, le linee ondulate del mento e dei capelli, il labbro inferiore e orecchi carnosi, nonché i baffi a forma di coda di pesce) confermano che l’intero ciclo fu realizzato da un solo pittore. Se osserviamo la mano del santo nell’abside, in un movimento elegante quasi in posa, riusciremo a cogliere al meglio la bravura del pittore.
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