- Gradischie di San Canziano – Capodistria
- Popecchio – Sanigrado – Cristoglie
- Silun – Rozzo – Colmo
- Draguccio – Passo – Gradigne – Moncalvo
- Pèdena – Gallignana – Lindaro
- Pisino – Vermo
- Portole – Circoti – Raccotole di Montona
- Visinada – Madonna dei Campi, presso Visinada – Santa Domenica di Visinada
- Visignano – Mondellebotte – Parenzo
- S. Lorenzo del Pasenatico – Madonna del Lago
- Sorici – Duecastelli – Canfanaro
- Gimino – Sanvincenti
- Valle – Valmadorso – Fasana – Pomer
- Bicicci – Barbana – Prodol
- Iessenovizza – Villanova d’Arsa – Vragna
- Fianona – Bersezio – Laurana
Valle – Valmadorso – Fasana – Pomer
Valmadorso
S. Fosca
Nella chiesa di S. Fosca ogni 13 febbraio, in occasione della ricorrenza, si radunano molti fedeli. In questo periodo la chiesa è molto frequentata, ma la sua atmosfera andrebbe meglio vissuta con tranquillità. Venne costruita nell’angolo di una centuriazione (appezzamento di terra coltivabile secondo un antico schema romano). Questo sistema di suddivisione agraria è ancora ben riconoscibile proprio nel Dignanese. Questo antico monumento è pregevole quanto la vicina Arena, l’Arco dei Sergi o il Tempio di Augusto. In questa zona, che annovera numerosi monumenti archeologici, troviamo anche la maggior concentrazione di casite, costruzioni tradizionali istriane realizzate con la tecnica del muro a secco. Nelle vicinanze di S. Fosca si trova una località dove sorgono tre casite raggruppate; poco discosta ne sorge un’altra, la più antica; proseguendo c’imbattiamo nella quinta casita, che si distingue per la sua ampia metratura.
Il dipinto murale nella chiesa di S. Fosca fu realizzato all’inizio del XII secolo, subito dopo la costruzione della chiesa. Da un punto di vista tecnico non può definirsi propriamente un affresco, bensì una sorta di mezza tempera. Cristo siede su di un trono tempestato di pietre preziose, all’interno di una mandorla dai colori dell’arcobaleno. Con la destra benedice alla maniera orientale e con la sinistra regge un libro sulle ginocchia. Il libro reca un’abbreviazione che sta per ego sum omnipotens deo (Io sono il Dio onnipotente). La mandorla viene elevata in cielo da quattro angeli, sotto i quali sei apostoli ammirano stupiti l’Ascensione. Gli apostoli sono solo sei per esigenze tecniche, probabilmente per conservare le dimensioni delle figure nonché la monumentalità della composizione. Lo sfondo è suddiviso in cinque fasce orizzontali. Nella più bassa si trovano gli apostoli e i piedi del Cristo. Sopra questa fascia ce n’è una più chiara che viene sfiorata dalle aureole degli apostoli: conteneva un testo in lingua latina, oggi illeggibile, probabilmente il modello letterario del tema. Su in cima, oltre il cielo, si trova una spessa bordura con un ornamento intrecciato. Sotto l’Ascensione due uccelli bevono dal calice, simbolo dell’eucaristia. Nella conca dell’abside vediamo dei frammenti della Sedes Sapientiae (la Madonna sul trono con Cristo in braccio). Si nota un’estrema stilizzazione dei personaggi in un ornamento geometrizzato. Questi affreschi si attribuiscono a una bottega del nord-Italia che utilizza modelli di provenienza meridionale.
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